A Miami è arrivato l'evento più atteso e chiacchierato dell'anno, Art Basel. Francesca Belluomini di chicfb lo ha documentato in esclusiva per DDmag. Enjoy!
Art Basel Miami Beach è diventata la piu grande kermesse d’arte a livello mondiale. Noi che viviamo qui, passiamo tutto l’anno a fare il conto alla rovescia dall’ultimo giorno dell’anno prima e non ci fermiamo di fronte a nessun invito per goderci la piu alta concentrazione di arte e dintorni, quel certo flair Europeo che rigenera anima e spirito, e, diciamocela, una catena di eventi per cui non badiamo a limiti per sfoggiare tacchi e paillettes e rompere lo spell che a Miami non ci si veste mai per l’occasione.
Miami Art Week n.1 , “Bisazza wears Emilio Pucci” in the Design District
Il mio primo dispaccio da Art Week Miami è il progetto “Bisazza wears Emilio Pucci”. Senza ulteriori introduzioni, i due nomi rimano nell’immaginario collettivo con alta moda, lusso, tradizione, cura dei dettagli, raffinatezza, qualità, audacia, sofisticatezza e dimestichezza nell’uso dei colori. Due brand italiani costruite sulle radici di due famiglie si sono incontrate a metà del cammino ed hanno prodotto quello che di meglio sanno fare: lusso.
La partnership è nata da due donne, Rossella Bisazza e Laudomia Pucci, amiche nella vita privata ed figlie dei due padri visionaires e geniali, esimi rappresentanti di quello che adoro definire #theitalianway, quell misto di tradizione, cultura, arte, moda, storia, amore per il bello, eleganza discreta e portamento aristocratico riconosciuto nel mondo come lo stile italiano.
“Bisazza wears Emilio Pucci” in Miami è la prima collaborazione di Bisazza con una marca di moda e il risultato, cinque stampe firmate dal Marchese Pucci “interpretate” in mosaico, è quanto ho potuto vedere e toccare di persona. E confesso che dopo il tutorial firmato Rossella Bisazza, per un’oretta ho sognato in una parete di casa un pannello di mosaico fatto a mano (Opus Tessellatum) che riproduce Fontana una stampa datata 1968. I giochi che fa la luce riflessa fa su ogni tassello applicato a mano crea un effetto unico, alla Willy Tonka & the Chocolate Factory.
Come possono convergere seta e la leggiadria dei volumi con migliaia di tasselli di vetro applicati su una rete?
Artigianato, cura meticolosa dei dettagli, tecniche che risalgono a secoli passati e sofisticatezza tecnologica hanno creato una collaborazione che ho avuto il piacere di vedere in anteprima in una intervista personale con la signora Rossella Bisazza. Figlia di Renato Bisazza, fondatore del brand di lusso di cui ora porta l’elmo come ambasciatrice e direttore di comunicazione. Abbiamo parlato di eredità e di famiglia, lusso, la differenza tra prodotti e brand, e passion che è la marcia che ha catapultato la sua ditta di famiglia ad una marca di livello internazionale. La realtà delle ditte di famiglia specializzate in un mercato di lusso è una prerogativa italiana – e forse pure francese, anche se, due italiane nella stessa stanza, abbiamo fatto un po’ fatica ad ammetterlo.
“Nel comprare un prodotto di lusso condividi anche un pezzo della storia, principi, valori del brand che scegli che sia uno yacht, una borsa (sono una fanatica di borse)”, aggiunge la signora Bisazza, “o un pannello di mosaico che per essere completato ha bisogno di 6 tecnici specializzati per un totale di 200 ore lavorative. Ecco, in altre parole, avendo la possibilità di indulgere e circondarti di pezzi di lusso non lo si fa per ostentazione o per dimostrare un’appartanenza sociale, ma si è mossi dal puro piacere per il bello.
Inutile sottolineare la raffinatezza del vernissage, dove la signora Bisazza è stata affiancata da Peter Dundas. Well done Made in Italy, round one.
Francesca.
A domani con il prossimo appuntamento da Art Basel.
DD