Secondo appuntamento esclusivo da Miami dove la nostra contributor Francesca Belluomini di chicfb ha seguito l'evento Art Basel per DDmag!
Peter Marino è stato il centro dell’attenzione martedi, il secondo giorno della settimana dell’arte di Miami, ci dispiace per la sfilata di Chanel a Salisburgo o per quella di Victoria Secrets a Londra che sono passate in secondo piano (almeno a giudicare dal mio feed di Instagram).
One Way: Peter Marino @Bass Museum of Art
Il Bass Museum Miami Beach ha pensato bene di celebrare “i favolosi '50”, secondo le parole di Silvia Karman Cubina, Executive Director e Chief Curator, con la mostra “One Way: Peter Marino”. La mostra, frutto della collaborazione con il curatore Jerome Sanz, è stata concepita con l’intento di presentare la complessa relazione dell’architetto con arte, moda e design.
Marino ama considerarsi un architetto-artista; aggiungerei, un moderno mecenate del Rinascimento, ideatore, collezionista, commissionante. Arte, moda e design si amalgamano nella sua collezione che include un portfolio infinito di buildings, arte acquisita e commissionata.
“Io vedo bianco e nero, non ho mai visto grigio” confessa Marino, ammiccando alla sua inconfondibile divisa pelle nera hardcore rock e un po' S&M, in una stanza dove sono esposti tra l’altro teschi in ologramma, busti di bronzo e una vetrina di soli strumenti da chirurgia. Nell’intento di testimoniare la sua complessa relazione con l’alta moda e gioielleria, una sala del museo è dedicata alle boutique che ha disegnato in tutto il mondo; una sorta di Alfabeto secondo Peter Marino dove A sta per Armani e Z per Zegna.
Sala dopo sala in un’ evoluzione accattivante, Marino accompagna il visitatore in un viaggio immaginario e fuori dell’elemento tempo, iniziando da un corridoio monocromatico fatto di contrasti di materiali neri dove sovrasta una istallazione site-specific fatta di nastri estratti delle videocassette del film Orfeo di Jean Cocteau e concludendo con la rappresentazione dell’ Orfeo e Euridice di Gluck disegnata e prodotta da Marino in collaborazione con Raf Simons e Francesco Clemente, tra altri, ed eseguita nella sua residenza di New York.
Nel mezzo c’è Peter Marino nella sua essenza: architetto che collabora con artisti contemporanei, che commissiona arte da incorporare nei suoi progetti, avido collezionista e amante dell’opera, fissato col bronzo come elemento da forgiare e che resiste ai millenni, e infine come scheletro di se stesso “quando avrò 250 anni” sempre dotato di cappello e giacca da rocker, una forza della natura.
Peter Marino riceve il Design Visionary/award da Design Miami.
Per una serie di impreviste coincidenze la mostra Design Miami festeggia la sua prima decade con ben 35 gallerie in esposizione ed onorando Peter Marino con il primo Design Visionary/award in riconoscimento per il suo esemplare lavoro come architetto, collezionista di design, arte ed arti decorative e per l’impatto che come visionario ha lasciato nel design contemporaneo.
Peter Marino parla un linguaggio che va aldilà di linee parallele ed angoli, marmo e bronzo, e abbraccia moda e si espande al mondo del design nella hall che gli è stata dedicata a Design Miami. Inconfondibilmente ricoperta di pelle nera e fibbie, l’interno gioca sul contrasto di riflessi, specchi, acciaio, la sue adorate scatole di bronzo (“il bronzo resiste ai secoli, e sogno che un giorno vengano scoperte sul fondo dell’oceano firmate Peter Marino 2014”) e un pugno della sua collezione di 150 sedie che corrono in tempo da qualche centennio ante-Cristo fino ad una prodotta 3 mesi fa.
Dopo martedi l’agenda di Peter Marino è stata un susseguirsi di cene e vernissages sparse tra Miami Beach the Design District’s new Palm Court fino a Bal Harbour tutte presenziate impeccabilmente vestito di pelle nera sfidando la costante e inusuale temperatura di 27 gradi e tasso di umidità dell’80%.
Francesca
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