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Lifestyle
29 Aprile 2015
Meo Fusciuni, il profumo di una vita
Pensate al profumo che state indossando proprio ora o a quello che sta piano piano scomparendo dalla vostra pelle dopo una giornata di lavoro. Vi ricordate come vi siete incontrati? Come avete deciso che era proprio quello il vostro profumo e non un altro?

Possiamo chiamarla chimica, alchimia, passione, ma la vera essenza del nostro rapporto con i profumi sfugge alla completa comprensione. Ecco perché, quando abbiamo incontrato Meo Fusciuni in occasione di una sua presentazione a Vicenza, abbiamo scelto di chiedere a lui di accompagnarci in un viaggio alla scoperta del suo affascinante lavoro.

Hai ridefinito la professione di profumiere e il concetto stesso di profumo. Ti chiediamo di portarci con te per ripercorrere il tuo lavoro (che è anche la tua vita) in cinque tappe:

1 - "Profumo" è viaggio. Qual è stata la tappa fondamentale del tuo lavoro e a che odore/nota olfattiva la associ?

Il viaggio è mutamento, metamorfosi dell’io. Ho iniziato il cammino verso i profumi da chimico, erborista, con una forte passione per l’antropologia e i viaggi; ho racchiuso in essi e tutt’ora lo faccio, la maggior parte dei miei ricordi, delle mie memorie. Quando decisi, o forse la vita aveva deciso per me questo passaggio, mi trovavo a Istanbul per una ricerca sul melograno, e il profumo che ricordo di quel viaggio era una miscellanea che veniva dal mare e dalle note speziate del gran bazar egiziano. Porterò per sempre con me quei ricordi, quei momenti indelebili. Lì nasce la 1# nota di viaggio (Rites de passage).


2 - "Profumo" è sostantivo maschile con un'anima che si declina al femminile: per chi crei i tuoi profumi? E chi "indossa" al meglio una "eau" Meo Fusciuni?

Non ho mai pensato di creare un profumo per una donna o per uomo, ho sempre percorso la mia traiettoria di vita e di ricerca olfattiva; come ogni uomo, chi più chi meno, possiedo un lato femminile; non mi capita spesso di pensare a chi possa indossare al meglio i miei lavori, ma quando incontro persone che indossano qualcuno dei miei profumi mi emoziono e vorrei fargli mille domande sul perché abbia scelto proprio quel profumo: cerco una connessione, ma mi trattengo, preferisco lasciarmi avvolgere dal mistero, e ascoltare le sue emozioni, ma credo esista una connessione sottile e invisibile tra il mio pensiero e la loro scelta, o almeno sarebbe interessante fosse così.


3 - "Profumo" è poesia: come si potrebbe descrivere una fragranza se non con dei versi?

La vita ha un lato impregnato di poesia, e lo avrà per sempre. Quando decisi di creare Notturno lo feci proprio volendo dedicare un profumo a quei poeti che nella mia vita avevano avuto un ruolo fondamentale, deciso nella mia crescita: Rilke, Holderlin, Pessoa, De la Cruz, Celan, Strinberg. Con una piramide poetica ancor prima che olfattiva, ho fatto il viaggio controcorrente, ho descritto dei versi con un profumo e la notte è stato il suo tempo, la culla, la sorgente, il tramite.


4 - "Profumo" è mistica, perché? 

Quando ho deciso che avrei affrontato la mia vita da aromatario, provai a capire come descrivere tutto ciò e decisi di farlo raccontando le tappe della mia vita, niente di più, lasciarmi trascinare dal flusso emotivo e viscerale del mio cammino, nomade nel corpo e nella mente. Tanti anni fa, scoprivo il vero significato dell’emozione dell’arte ad una mostra di Antonello da Messina, portai con me quel ricordo stretto nel’intimità e quando mi trovai dopo Luce a capire come la mia vita stava evolvendo. Ripresi quel ricordo e decisi che era arrivato il momento di attraversare il profumo della mistica, che racconterò in tre tappe, come un trittico pittorico, dove il primo è stato appunto Narcotico. L’odore che si cela dietro all’emozione, al rapporto che ognuno di noi ha con il sacro è anch’essa memoria e nel mio caso è memoria olfattiva da far rinascere, rivivere, il profumo diventa rito, luogo mentale fisico e sacro. Tutto s’intreccia.


5 - "Profumo" è odorato, ma sfida tutti gli altri sensi: come si degusta, tocca, vede, ascolta un profumo Meo Fusciuni?

In silenzio, fissando l’orizzonte perduto, racchiuso in uno spazio angusto, nel deserto, nella piazza di Marrakech, nei vicoli di Palermo, nelle architetture silenziose di Kahn, nella notte buia, nella lacerazione della poesia, nelle chiese gotiche di New York, sotto un fico siciliano, nella memoria dell’infanzia, nella voce di una madre, piangendo, ridendo, aspettando un battello a Salina, nelle mani sporche di terra, nel limbo della memoria, perdendo i sensi nella folla di una via, semplicemente vivendo. Ogni cosa torna al suo posto, tutti i segni della vita, ogni profumo torna alla sua memoria.

L'incontro con Meo Fusciuni rinnova il suo fascino in questa bellissima intervista che non smettiamo di rileggere.

DD
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